Io Superclimber




Autore: Johnny Dawes
Editore: Versante Sud
Pagine: 300
Anno: Luglio 2013
Prezzo: € 19,00




 

Io Superclimber

 

Lo street boulder oggi è modaiolo, arrampicare “la città” fa notizia, si finisce sui giornali; ci capita di veder  scorrere sui telegiornali immagini di arrampicatori che sfidano i moderni grattacieli di qualsivoglia architettura e al di là della specificità sportiva non proprio praticata da tutti liquidiamo la cosa con sufficienza.
Questo libro è la biografia di chi, forse senza saperlo ha concepito questa disciplina a metà tra l’arrampicata sportiva ed il gesto paranoico di un esaltato.
Perché Johnny Dawes, nato nel 1964 ed arrivato all’arrampicata nel 1978 non faceva distinzioni snobbistiche, tutto ciò che era verticale era da scalare; alle falesie in  montagna è arrivato scalando prima le pareti del college,  i piloni e le arcate dei ponti stradali, tutto ciò che lo poteva portare al limite dell’equilibrio.
La biografia, edita in Italia da Versante Sud, è la storia di un uomo che ha rivoluzionato l’arrampicata, che l’ha fatta diventare quella che oggi conosciamo, che ne ha messo i pilastri, elevando i gradi di difficoltà, inventando tecniche, danzando, dove prima era impossibile muoversi; non mancano i racconti delle imprese compiute ma non sono la parte centrale del libro. Il filo conduttore di questa biografia non sono i racconti delle sue imprese temerarie al limite dell’equilibrio gravitazionale ma il suo rapportro col verticale e con la roccia, il suo stato d’animo di uomo che tendeva a staccarsi dalla la terra seppur privo della capacità del volo ed il suo desiderio non di sfidare la roccia e la verticalità ma di sentircisi un tutt’uno. Non a caso nella seconda copertina del libro viene riportata una sua citazione “Quel che mi rende orgoglioso è la sensazione di essere perfettamente in sintonia con il comportamento che la roccia può avere”. Paranoia? Trasfigurazione del gesto sportivo e trasposizione della personalità?
E’ stato definito stravagante al tempo dei suoi gesti; di certo lo era, ma lo era anche per la poesia, per l’immaginazione, per il feeling che aveva con la verticalità, per l’allegria e la leggerezza della sua personalità che di certo scoprirete tra le righe della sua biografia. Ovviamente non manca il racconto sconcertante di quando nel 1986 liberò la ancor oggi temuta Indian Face, a Snowdonia, sulla roccia di Clogwyn Du’r Arddu, la più alta montagna del Galles. Nel leggere questa biografia quindi non troverete una carrellata di imprese colme di descrizioni tecniche, piuttosto il racconto di una personalità vivace che ha precurso i tempi. Non vi dimenticate che Johnny Dawes si espresse maggiormente negli anni 80, nella sua Inghilterra, terra in quel periodo fucina di idee nuove, di provocazioni, nel sociale, nella musica e nella cultura. Che fosse semplicemente un figlio dell’epoca che trovava nel contatto con la roccia e nella sfida al verticale la sua liberazione dal banale?

 

 

 

 

 

 


Scritto da: Doriano Rasicci


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